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Su Repubblica.it del 23 luglio si può trovare un articolo/denuncia di Roberto Saviano dal titolo "Dalla carne alla mozzarella Camorra Food Spa serve a tavola"
che ci fa comprendere (se già non lo sapessimo) come la mafia sia una multinazionale potentissima anche nell'industria e nel commercio del cibo.

Il merito di Saviano è di fare i nomi e questo aiuta i consumatori a essere più consapevoli nelle scelte quotidiane: dal far colazione al bar all'acquisto del dolce, passando per il pane (si, anche il pane) e la mozzarella campana.

 "Essere competitivi, per molte imprese, significa abbassare a tal punto la qualità, da rendere talvolta ciò che si produce al limite dei criteri consentiti per la commercializzazione. Come per ogni settore, prima che arrivino forze dell'ordine e magistratura, i consorzi di categoria sono fondamentali. È fondamentale che chi fa prodotti di qualità pensi di unirsi e tutelare i consumatori, se stessi e il proprio mercato. L'alternativa è che il massimo ribasso non farà vincere la qualità, la bravura, i talenti, ma solo i prodotti più corrotti e le imprese più furbe. Triste destino per l'eccellenza italiana"

L'altra faccia della medaglia sono le persone (e sono tante) che già da anni si occupano di riconvertire realtà sequestrate ai mafiosi per renderle un punto di partenza "per costruire sinergie politico-culturali e organizzative capaci di diffondere la cultura della legalità" (dal sito www.libera.it).

Si tratta dell'Associazione Libera che dal 1995 sollecita la società civile alla lotta contro le mafie.

A noi consumatori quindi il compito di contrastare questo stato di cose, con le nostre piccole pratiche quotidiane, con l'attenzione ad un consumo critico e selettivo. Anche l'acquisto di un chilo di pane può essere un gesto di contrasto alle mafie.Seppur piccolo, ma un gesto.


Fonte: Repubblica.it