Parliamo di
coscienza alimentare: riusciamo ancora a vedere la cultura che sta dietro ad uno zucchino? Abituati come siamo a considerare il
cibo come una merce che
genera profitto, oggetto di grandi
investimenti industriali, protagonista di
assillanti campagne pubblicitarie, abbiamo perso di vista che il
cibo è frutto dell' agricoltura che lo produce e dell'
ambiente che lo circonda, che ha un
legame fondamentale con la nostra cultura, le nostre
tradizioni e la nostra
salute. Ed ecco che si acquistano le prugne cilene piuttosto che il vino australiano non considerando, fattore non meno importante, il
danno ambientale causato dal loro trasporto e dal loro imballaggio.
Da alcuni anni si sta sviluppando però una
coscienza alimentare che indirizza il consumatore verso
produttori locali che offrono cibo di stagione e genuino. Si organizzano
mercatini partecipati dei contadini locali, nascono
farmer market gestite direttamente dagli agricoltori, che offrono esclusivamente prodotti delle proprie aziende e stanno anche nascendo ristoranti, osterie, gelaterie a
chilometro zero che offrono prodotti del territorio.
Molte
Regioni, a seguito di
proposte di legge di iniziativa popolare delle associazioni dei consumatori, hanno adottato o stanno adottando le cosiddette “
leggi del km zero”. La prima a promulgare, nel luglio del 2008, una legge “per orientare e sostenere il consumo dei prodotti agricoli di origine regionale” è stata la Regione Veneto a cui ha fatto seguito la Regione Calabria con “Norme per sostenere ed orientare il consumo dei prodotti calabresi”. Ma molteplici sono le iniziative promosse dalla Coldiretti e dalle associazioni dei consumatori in tutte le località italiane.
In questo modo si
accorcia la filiera produttiva, l'
impatto ambientale del trasporto del cibo è minimo e si ritorna a nutrirsi di frutta e verdura di stagione per ritrovare un
equilibrio alimentare sincronico con i
ritmi e le stagioni del pianeta.