Lo scandalo della presenza di carne di cavallo in alcuni cibi confezionati, non dichiarata, che ha investito originariamente l'Inghilterra e a cascata l'intera Europa (Italia compresa), rivela come i controlli nel campo alimentare presentino ancora molte falle.
Vi sono, naturalmente, molti aspetti della questione che andrebbero analizzati con più approfondimento ma, in questo articolo, ne toccheremo solo alcuni.
Mangiamo i cavalli
Accanto ai tradizionali allevamenti intensivi di ogni specie animale ritenuta commestibile che abitualmente troviamo sulle nostre tavole (vacche, pecore, capre, maiali, galline etc..) negli ultimi anni, a seguito soprattutto della vicenda della "mucca pazza" il consumo di carne di cavallo è aumentato.
Pur non raggiungendo i gradi di modernità e crudezza degli allevamenti intensivi di bovini, ad esmpio, la situazione dei cavalli da ingrasso è comunque terribile, soprattutto per quanto riguarda il loro trasporto.
I cavalli che arrivano sulle nostre tavole (cira 70.000 all'anno) provengono principalemente da Spagna, Lituania, Romania e Polonia con viaggi di 36/48 ore, stipati in spazi vitali insufficienti e a temperature che sfiorano, in estate, i 40 gradi.
La loro morte avviene per dissanguamento (in questo articolo non andremo nei particolari della pratica della macellazione equina, ma sono facilmente reperibili in rete).
Il fatto che, pensando di mangiare tortellini di carne bovina e suina, in realtà ingeriamo un 3-4 per cento di carne di cavallo (fonte Rapid Alert System for Food and Feed – RASFF ma altre fonti citano il 40-50 per cento) è, a tutti gli effetti, una frode.
La carne di cavallo viene venduta, in Romania, a 50 centesimi al kg contro i 3 euro di quella bovina (fonte Financial Times). Forse il motivo sta tutto qui.
Mangiamo piatti della tradizione italiana con ingredienti provenienti dall'estero.
Più avanti in questo stesso articolo troverete l'elenco dei prodotti ritirati dal mercato italiano per la presenza di carne equina non dichiarata negli ingredienti. Come si può vedere sono prodotti che richiamano ricette tipiche della tradizione italiana. Tortellini, Ravioli ( e all'estero le lasagne, etc..).
Gli ingredienti dichiarati dal produttore (www.buitoni.it) naturalmente non comprendono la carne di cavallo, nonostante la sua presenza. Questo dato è di per sè già gravissimo, i consumatori hanno quindi messo a tavola un piatto pensando di mangiare una certa cosa e invece ne stavano mangiano un'altra.
Ma, a nostro parere, è altrettanto grave che in etichetta non vengano menzionate le provenienze degli ingredienti. Da dove proviene la "carne di bovino cotta 30% sul ripieno"?
La carne che finisce nei tortellini Buitoni proviene da un subappaltatore tedesco di un fornitore della Nestlè (proprietaria della Buitoni). Impossibile capire da dove provenga quindi effettivamente l'ingrediente principale dei tortellini, ma deduciamo, non dall'Italia.
Mangiamo etico
In sostanza, come sempre, una nostra morale non può mancare. Noi di ciboecibo.it bocciamo i cibi pronti e inscatolati o surgelati. Senza essere fondamentalisti, pensiamo che cucinare un buon piatto di pasta acquistato da una azienda di prossimità con un buon ragù di carne fatto con ingredienti italiani, costi di meno e sia nutrizionalmente più sano che un piatto di tortellini prodotti da una multinazionale.
Ma i vostri commenti a questo proprosito sono, come sempre, i benvenuti.
Elenco dei prodotti ritirati dal commercio in Italia.
Il dato è riportato dal sitoeFoodAlert gestito da Phyllis Entis che ogni giorno aggiorna l'elenco delle allerta e dei ritiri di prodotti alimentari in tutto il mondo.
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